domenica 26 febbraio 2012

LARGO AI GIOVANI?

       Nessuno, nella nostra società, l'ha messo in pratica. Lo dimostrano lo studio del passato e l'esperienza del presente.
       I giovani, soprattutto nei periodi di crisi, sono considerati "pericolosi" dalla classe al potere. Le precarie condizioni di vita spingono tanti giovani alla devianza, alla ribellione, alla lotta.
       La risposta della classe al potere è quella di controllare o reprimere le associazioni e le lotte giovanili. Una forma di controllo? Convincere i giovani che l'azione politica è valida solo se portata avanti in collegamento con i partiti costituiti.
       Un vero lavaggio di cervello! In questo senso tanti giovani si lasciano condizionare (dirigere). Lo si vede, oggi, soprattutto nelle città in cui si vota e potrebbe avvenire un ricambio della classe politica.
       Gli atti di controllo e repressione hanno lo scopo di impedire la libertà, il ricambio e il cambiamento da parte dei giovani. Questi risultano sconfitti, se sono indecisi e non determinanti.
       I veri momenti di cambiamento avvengono proprio quando i giovani assumono un ruolo determinante nella società. Cioè non si fanno dirigere (condizionare).
       Uno di questi momenti è stato il '68. Le esperienze del '68-69 e dei primi anni '70 hanno portato i giovani a farsi largo con le unghie e con i denti, a costituire un ricambio nei partiti e nei sindacati. E, successivamente, un ricambio di classe dirigente. 

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